Ecclesiazuse (Le donne al Parlamento) di Aristofane in scena il 19 maggio

A coronamento dell’esperienza di laboratorio di Teatro Classico Antico, gli studenti coinvolti allestiranno “Ecclesiazuse” (Le donne al Parlamento) di Aristofane. 19 maggio, Auditorium Livatino, ore 20:45

Data di pubblicazione: venerdì, 19 maggio 2023

Autore: Amministrazione Sito

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A coronamento dell’esperienza di laboratorio di Teatro Classico Antico, realizzata nel corso dell’anno scolastico presso i locali del Liceo, gli studenti coinvolti allestiranno “Ecclesiazuse” (Le donne al Parlamento) di Aristofane; la regia è affidata a Giulia Berto e Massimo Carraro.

La rappresentazione è in programma venerdì 19 maggio p.v. alle ore 20:45 presso l’Auditorium “Rosario Livatino".

Tutti i membri della comunità scolastica sono invitati a partecipare.

Ecclesiazuse di Aristofane

Da tempo, la situazione politica ad Atene è degenerata. Un gruppo di donne, guidate dalla giovane Prassagora, decidono di infiltrarsi in assemblea per far approvare un decreto che trasferisca a loro il governo della città. Esse, in quanto madri, saranno capaci di garantire la pace; e poi, essendo già amministratici e tesoriere nelle loro case, sapranno certamente ben utilizzare il denaro pubblico, evitando sprechi. Trave-stite da uomini, entrano di notte nel Parlamento e si siedono ai posti dei loro mariti. Dato che la città è da tempo in balia di persone che non sono più in grado di gover-nare, Prassagora e le sue complici riescono facilmente nel loro intento e anche tutti gli altri uomini presenti votano a favore della proposta. 
Una volta al potere le donne deliberano una serie di provvedimenti che ricordano il “comunismo” utopico ideato da Platone: per il bene comune, tutto dovrà essere di tutti, dal denaro alla terra, alle donne, ai figli. In tal modo, non ci saranno più debitori e creditori, ladri e derubati, adultèri e tradimenti.
Queste riforme valgono anche per i rapporti sessuali e così le donne hanno la libertà di andare a letto e fare figli con chiunque vogliano; tuttavia, siccome questo potrebbe favorire le persone fisicamente belle, si decide anche che ogni uomo, prima di andare con una donna giovane e bella, dovrà soddisfarne una brutta e vecchia, e viceversa. Queste delibere però creano una situazione assurda e paradossale, sconvolgendo le vite degli abitanti della città. 
La commedia si conclude con un festoso banchetto comune.
Quando la commedia fu portata in scena da Aristofane alle Lenee (feste dell’antica Atene dedicate al dio Dioniso) nel 392 o 391 a.C., Atene, sfiancata da quarant’anni di guerra, era una città in profondo declino materiale e spirituale (il processo e la con-danna di Socrate, nel 399 a. c., furono una prova tangibile dello sbandamento delle coscienze). In quest’atmosfera di stanchezza e di sfiducia, con “ECCLESIAZUSE” (“Le donne al Parlamento”) Aristofane traccia un affresco iperbolico e paradossale di una società oramai allo sbando, fatta di maschi “impegnati” a dormire e ad espletare i propri bisogni. Di fronte alla totale incapacità degli uomini di costruire un mondo giu-sto, alle donne non resta che un’ultima ed estrema possibilità: assumere il potere. Una volta al governo, le donne decidono di mettere tutto in comune, abolendo la pro-prietà privata e la famiglia, i due pilastri della società costruita dagli uomini. 
Attraverso la comicità irriverente e la satira sferzante del suo genio fantasioso, Ari-stofane lancia un monito profetico sulla decadenza della nostra civiltà e ci offre un’illuminante occasione di riflessione sul rapporto conflittuale fra individuo e società, affrontando temi di sconvolgente attualità: la partecipazione femminile al potere politico, la parità dei diritti, la corruzione, l’uguaglianza sociale.
 

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